Matera e i suoi Sassi
fotografati da
Maria Cristina Bonello

Matera in breve
Altitudine 401 m
Abitanti 56.000
Alto Medioevo - XVIII secolo insediamento sui pendii di tufo del Sasso Caveoso e del Sasso Barisano
Anni '50 e '60 I Sassi, considerati a lungo "vergogna nazionale", vengono sgomberati: 15.000 abitanti vengono trasferiti per ragioni igieniche nei moderni quartieri sull'altopiano
1993 I Sassi vengono proclamati dall'Unesco "patrimonio mondiale da salvare".
Oggi I Sassi sono oggetto di studio e recupero abitativo.
Farsi passare sotto gli occhi le foto (che qui non possiamo che pubblicare parzialmente) di Maria Cristina Bonello, sembra di camminare lentamente con lei e con il suo ritmo musicale ed il suo sguardo di materana innamorata della sua terra, per le stradine di questo presepe adagiato tranquillo sui sassi che degradano veloci sulla profonda dolina scavata dal Torrente Gravina di Matera.

Ora una fitta cascata di case una presso l'altra, una sotto l'altra, con le loro facciate chiare, talvolta in contrasto con nuvoloni azzurri che volgono alla sera e il resto del corpo che si perde indefinito, dietro un'altra casa o dentro la roccia.

Ora è una strada lastricata di sassi ben composti che invita al cammino, ad entrare, a non aver paura di quell'apparente disordine architettonico, costruito senza un progetto preciso, a poco a poco nel corso dei secoli, secondo la necessità. A scoprirlo, a viverlo, a respirarlo nell'aria fresca di un pomeriggio un po' tempestoso, quasi da quadro romantico, che scivola verso la sera.

Ora è un'improvvisa fuga verso l'infinito che si apre a scorcio incorniciata da un arco, o da una rude finestra bucata nel tufo, o dall'ultimo spigolo di una chiesa a strapiombo sulla gravina: uno squarcio su un arido e sconfinato altopiano coperto da bassa erba che si perde lontano. Una fuga incorniciata, che non è mai un fuggire davvero, ma solo il respiro che dà aria alle case, alle piazzette, alle viuzze e per contrasto esalta il paese.

Ora è un particolare, che ci costringe a guardare vicino a una vita vissuta davvero in quelle case per quelle stradine da gente che ha lavorato, giocato, amato, pregato, sofferto, stretto relazioni, ricordato, sognato, costruito giorno per giorno il proprio presente, riportandoci a una dimensione reale che lo sguardo paesaggistico d'insieme rischierebbe di relegare nella sfera onirica di un paesaggio da fiaba.

E al sogno ma anche a una vita vissuta tra queste case ci invitono queste parole di Leandro Alberti che nel 1569 scrisse: Profonde valli ove le famiglie, tramontato il sole, dimostrano il lume davanti le loro case, onde pare a quelli che sono sopra il colle, di vedere sotto i piedi il cielo pieno di vaghe stelle.

Camminare virtualmente con Maria Cristina per le strade di Matera ci fa vivere i contrasti di chiari e scuri, di fughe vero l'infinito e di scorci angusti, di sguardi d'insieme e di particolari, di una paesaggio da fiaba che ci ricorda però anche la durezza della vita, di un amore insomma per il proprio paese di origine e di elezione, un amore che sa riassumere i contrasti: vede ed esalta sempre il meglio di ciò che ama, ma sa farsi carico anche del suo lato ruvido.

Oscar Testoni
16 giugno 2006




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