Cremona
5 febbraio - 3 marzo 2005
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L’antologica, sobriamente ed efficacemente
allestita nell’ex chiesa di San Vitale, raccoglie circa 50 opere che documentano
la produzione più recente di questo artista figurativo, che non trova facile
collocazione in una precisa corrente pittorica del
Novecento.
Quella di Wlady Sacchi è senza dubbio un’opera
dal forte impatto visivo, che ha come obiettivo quello di intervenire sulle
problematiche del nostro tempo. Ritratti, paesaggi e nature morte, infatti, non
sono fini a se stessi: come ha sottolineato lo storico e critico Mario Marubbi,
celano sempre “qualche arcano messaggio da rivelare o qualche verità da lasciar
trasparire nelle pieghe dell’apparente insignificanza delle cose. […] Le cose
allora sono semplice pretesto di un discorso che fatica a dipanarsi tra
l’indifferenza e la superficialità della gente”. Wlady Sacchi, dunque, affida a
questi muti simboli, a queste presenze emblematiche, a questi “oggetti parlanti”
- che altro non sono che libri, zucche, limoni, coltelli, fiori, conchiglie,
frutti, fogli, scatole, strumenti musicali - il proprio messaggio: per lui la
pittura è il racconto della vita, della vita osservata innanzitutto dal di
dentro e nel suo fare artistico l’atto creativo è inscindibile dall’impegno
civile.
L’eccezionale abilità e padronanza del mezzo
tecnico, la consumata destrezza grafica, la sapiente capacità di elaborare una
gamma cromatica preziosa e, non ultimo, la fervida fantasia permettono quindi a
Wlady Sacchi di trasmettere un messaggio di grande valore culturale e sociale,
che affonda le proprie radici nell’appassionata conoscenza della classicità e
degli antichi Maestri.
In tutte le sue opere, infatti, si coglie con
facilità l’amore per generazioni di artisti e secoli di pittura, soprattutto
lombarda. Davanti alle mirabili raffigurazioni di nature morte, e in particolare
di quelle con strumenti musicali, non si può non pensare, per esempio, a
Evaristo Baschenis. E guardando i ritratti - in primis quello, splendido, della madre
- viene subito alla mente la ritrattistica del Seicento
bergamasco.
Ma la pittura di Wlady Sacchi è fatta anche della
luce e dei colori preziosi dei Veneti, di Tiziano e Tiepolo in primo luogo, e
poi c’è anche una strizzatina d’occhio a Giorgio De Chirico, alla Metafisica e
al Surrealismo, ma non solo. Tutto è ben evidente e sintetizzato in un
capolavoro: L’Atelier. Dipinto sulla
scia di quelli famosi di Vermeer e Courbet, è un quadro nel quadro in cui la
vita, simboleggiata dalla fanciulla e dalla maschera nel cielo, è in simbiosi
con la morte, raffigurata dalla maschera che piange e dal teschio. L’artista, in
uno spazio ideale senza tempo, si autoritrae mentre alza il sipario sulla vita.
Un esplicito invito che Wlady Sacchi rivolge al pubblico affinché non si limiti
a guardare “solo” con gli occhi, ma a osservare, “per capirmi e per capire di
più la mia pittura”.
Catalogo: Edizioni
Delmiglio
Cremona
5 febbraio - 3 marzo 2005
Tutti i giorni ore 9-13 e
15-19
Informazioni
APIC Cremona: tel. 0372 31222
apic@digicolor.net
www.cremonamostre.it