O s c a r T e s t o n i
-
O s c a r T e s t o n i
-
O s c a r T e s t o n i
-
O s c a r T e s t o n i
-
O s c a r T e s t o n i
-
O s c a r T e s t o n i
-
O s c a r T e s t o n i
-
O s c a r T e s t o n i
|
L'Ortles dalla cresta su cui sorge il Rifugio Payer.
L'Ortles mentre si sale da Solda (1845 m) al Rif. Tabaretta (2550 m) - vista Sud
Il Rif. Tabaretta (2550 m), in alto sulla cresta (nel cerchio rosso) si intravede il Rif. Payer (3029 m)
Un passaggio esposto nel vuoto: cambio di versante - Si noti in basso a sinistra la biscia della strada che sale al Passo dello Stelvio
Autoscatto sul retro del rifugio con la data di costruzione
Scendendo, il Rif. Payer sulla cresta, sotto la cima dell'Ortles
Il costone, su cui sorge il Rif. Payer - A destra la cima dell'Ortles
Il Rif. Payer
|
28 anni dopo: 22 agosto 2013
Rieccomi dopo 28 anni, come in un viaggio a ritroso nel tempo di nuovo ad ammirare questa splendida montagna e a camminarci sopra, non senza la forte delusione del vistoso ritiro del ghiacciaio.
Avevo 18 anni e di lì a poco ne avrei compiuti 19, quando come premio per la maturità mi concessi 15 giorni di campeggio a Trafoi, un paese all'epoca fuori dal mondo, con altri due compagni del liceo e un quarto ragazzo di maggiore età aggiuntosi. Il ghiacciaio dell'Ortles, che con i suoi serracchi tuonava tutte le sera, all'epoca scendeva fino all'infiteatro che sovrastava Trafoi e si colorava di rosa al calare del sole. Vi eravamo giunti senz'auto coi mezzi pubblici e solo coi piedi o con l'unica corriera che saliva al mattino e scendeva la sera ci spostavamo
5 agosto 2013
Già il 5 agosto mia moglie, mia figlia e io saliamo dal Passo dello Stelvio tra prati, lingue di neve e rocce rosse (con alcuni passaggi stretti, alcuni esposti ed alcuni che richiedono passo fermo e talvolta lungo, che intimoriscono mia figlia) sulla bella Cima Rosa - Rotlspitz (3026 m), tra Valtellina, Alto Adige e Svizzera, ma l'attenzione della vista è a sud, anzi lo scopo vero è proprio quello di osservare e fotografare in primo piano la gran signora bianco vestita, che domina tutta la valle e i dintorni.
L'Ortles non manca di dominare il panorama anche in diverse della successive escursioni (il Pio XI, il Sesvenne)
15 agosto 2013
Dopo vari giri in altre valli, il giorno di ferragosto ci concediamo un pranzo in un rifugio mai visto né in gioventù né in età senescente, il Rif. Serristori (2721 m), raggiunto da Solda (1845 m), senza fare uso dell'impianto di risalita per "Il Pulpito" come la maggior parte delle persone poi in seguito incontrate.
Lì posso ammirare i Laghi di Zai, la Cima Vertana, L'angelo grande e L'angelo piccolo, ma poi lo sguardo, come un innamorato che non ha mai smesso di amare in segreto la ragazza per cui sospirava in gioventù e che improvvisamente riappare ai suoi occhi, mi rivolgo a occidente e contemplo le forme della bella signora al di là della valle di Solda.
Da lì posso osservare il versante orientale dell'Ortles, il Rifugio Tabaretta (2566 m) e il grande costone roccioso che lo sovrasta, su cui sorge il Rif. Payer (3029 m.), punto di partenza per il ghiacciao dell'Ortles e la sua cima (3905 m).
16 agosto 2013
Spontaneamente riporto i miei piedi con famiglia al seguito sul ripido costone che mi conduce al Rifugio Borletti (2188 m) nel punto in cui il bosco termina e inizia l'immenso ghiaione. Ricordo ancora che 28 anni prima il gentile giovane gestore di allora prese i nostri abiti zuppi di pioggia durante la nostra prima salita e li stese ad asciugare in cucina. Un'altra volta, mentre ci avventuravamo nel grande circolo glaciale, sotto i serracchi, tra le cascatelle da saltare, lo avevamo visto portare sulle spalle la legna per il rifugio: vita dura. Ancora oggi nessuna teleferica, ma solo i simpatici asini che stazionano a fianco del rifugio fungono da mezzo di trasporto per portare il necessario al rifugio. La vista spazia sul fronte opposto che fa da confine nazionale e accoglie la rumorosa strada che porta al Passo dello Stelvio. Mi allontano dalla famiglia per ritrovare antiche tracce nella memoria. Incomincio titubante e timoroso il sentiero sul ghiaione che un altro giorno 28 anni prima mi ero lasciato trascinare a percorrere tra ripidi nevai e costoni di roccia fino al Rifugio Julius Payer: una traversata eterna sotto il sole, che dai 1570 m di Trafoi fino ai 3029 m del Payer non finiva mai, in terreno a me estraneo, educato al sentiero tra mughi, al bianco ghiaione morbido e alla leggiadra roccia dolomitici. Man mano che procedo e scompare alla mia vista il Rifugio Borletti, nonostante l'esigua altitudine, la vastità mi sovrasta: ghiaione davanti, ghiaione dietro, ghiaione sopra di me fino alla roccia e al ghiacciaio, ghiaione sotto, giù ripido fino ai mughi e al bosco. Mi sento piccolissimo in questo immenso deserto di pietra che mi avvolge da ogni parte. Solo là lontano, lontano nella valle la civiltà. Una sacra paura mi avvolge e nello stesso tempo una sorta di richiamo, un profondo richiamo che potrei definire "alpinistico", ma senza nessuna connotazione "sportiva" (tempi, primati, vie nuove, passaggi arditi, moschettoni tintinnanti superbamente esibiti ...). Un richiamo che risveglia quella parte selvaggia di me che ha bisogno di questa assoluta solitudine e senso di piccolezza e finitezza che mi conferiscono, pur nel timore, una pace profonda. Più che un ricordo vi ho trovato... anzi, come in uno dei tanti capitoli della Recherche di Proust ho rivissuto tante pagine della mia vita che mi hanno fatto amare la montagna e che non sempre ho avuto occasione di ritrovare in questi anni, seppure abbia esplorato e scoperto insieme alla mia famiglia pagine nuove. Ovviamente torno indietro: né i tempi, né le mie condizioni fisiche mi permetterebbero più di ripetere quell'esperienza giovanile.
20 agosto 2013
Un altro giorno (il 20) ci ritroviamo al Rifugio Coston (2661 m), anche questa volta raggiunto dierattamente da Solda (1845 m) senza utilizzare gli impianti di risalita: le nuvole tengono costantemente coperto il Gran Zebru, a cui mi avvicino, dirigendomi con la figlia verso la Vedretta di Solda, finché il tempo grigio e freddo e i richiami telefonici della moglie, mi riportano sui miei passi. Ma anche quel giorno siamo alla pendici orientali e sud orientali dell'Ortles, che non vedo nel suo aspetto consueto, ma di cui sento l'imponente presenza, il respiro lento e potente.
Arriva il giorno perfetto (21 agosto 2013) quello che capita poche volte nella vita, neanche una sbavatura in cielo, terso come se fosse dipinto, ma noi siamo altrove, al Rifugio Oberettes (2.670 m) in Val di Mazia, mentre con la mente penso all'Ortles e con lo sguardo lo cerco distinguersi nell'azzurro dell'orizzonte.
22 agosto 2013 - Solda (1845) - Rif. Tabaretta (2550 m) - Rif. Payer (3029 m)
Il giorno dopo, il nostro ultimo giorno di escursioni, prima del ritiro mentale e logistico verso la pianura, ci ritroviamo ancora a Solda e questa volta saliamo al Rifugio Tabaretta (2550 m), sempre direttamente, senza fare uso dell'impianto del Langenstei, come i tanti che poi incroceremo sul sentiero. Stupenda collocazione sul lato sud dell'Ortles, in un paesaggio che sa di alpinistico. Non è il giorno perfetto, ma è un bel giorno, il tempo tiene fino a sera e il cielo ha poche innocenti sbavature. Mia moglie vede il mio sguardo e capisce che voglio provare a tornare da questo diverso e consapevole versante dove ero stato inconsapevole, trascinato senza convinzione, pur già scafato di vette, ghiaioni, rocce e anche di qualche ghiacciaio, dal versante più lungo e scomodo. E così passo dopo passo tra il timore reverenziale di fare da solo un percorso che non conosco e che so essere alpinistico e impegnativo e il richiamo profondo che si libera a poco a poco sul ripido e duro ghiaione che sale fino alla svolta di roccia esposta con tratti attrezzati che affronto senza imbrago con passo sicuro, sano timore ed eccitazione fino al crinale che sale tra il versante di Solda e quello di Trafoi verso il Rifugio che ventotto anni prima era lì al limitare di quell'immensità bianca che all'apparire mi aveva emozionato e di cui l'attuale ghiacciaio è solo un lontano ricordo, seppure ancora bello. Millecentoventitrè metri di dislivello, di felicità, di sguardi e saluti ricambiati, tranne che per una ricca famigliola cafona, con eguale felicità.
Un bagno di luce tersa e rarefatta, uno sguardo che insaziabile si perde in un orizzonte infinito di vette note, meno note, ignote che là là si confondono indeterminate col cielo, la vertigine emozionante delle valli di Solda e Trafoi e Venosta così giù, piccole e lontane, la collocazione del rifugio in cresta, così aspra e che pure mi chiama a restare toccando corde profonde che non so neppure io spiegare a parole. Il telefono collegato con la moglie e l'orario mi richiamano a scendere lentamente con dispiacere, ma gustando il sole felice, che mi scalda di colori più intensi e infuocati, le rocce, che tocco con mani e calco coi piedi, gli immensi ghiaioni, che sotto creano un abisso tra il mio aereo percorso su roccia e il mondo verde di mughi e boschi lontano. Capre selvatiche sono salite sui giaioni e tra le pietrarie a leccare sale, mentre sale la linea di confine tra la luce e l'ombra, e io ormai già dietro la cresta del Payer scendo con attenzione sul duro ghiaione scambiando frammenti di vita con altre persone in discesa, anch'esse ebbre di montagna, chiedendomi se mai, vista l'età, ci sarei tornato, io cittadino dai 15/20 giorni di vacanze in montagna all'anno.
Ritrovo al Tabaretta mia figlia dispiaciuta di non essere venuta e la moglie, comuque contente di essere già lì in un contesto unico e alpinistico. Re-incontro solo in parte guastato dallo snob della famigliola che, dopo aver fatto shopping di capi di abbigliamento nel rifugio Payer, anche lì si sente unica padrona e che pure si permette di sfottere mia figlia che si arrampica su alcune rocce: in una giornata quasi perfetta doveroso neo a ricordarci che, per quanto l'altitudine selezioni, gli idioti si trovano a tutte le quote, fino alla fine dei tempi. Amen.
Di lì discendiamo assieme, cialieri delle rispettive esperienze, zuppi di sole, sazi, ma non stanchi di immagini, con le immacabili corsette finali insieme a mia figlia, per allentare i sovraccarichi muscoli della discesa, fino al parcheggio di Solda da un pezzo all'ombra dell'Ortles.
Oscar Testoni (ultima edizione 14 luglio 2021, con nostalgia)
© Copyright Oscar Testoni
La presente pagina non vuole in alcun modo essere una guida escursionistica od alpinistica, ma un semplice racconto di una giornata e/o una segnalazione di una bellezza naturale e/o culturale. La presente pagina dunque non sostituisce ma presuppone la consultazione delle guide in commercio oltre che della relativa cartografia. L'autore e il sito non si assumono alcuna responsabilità di qualsiasi ordine giuridico e legale per eventuali danni o incidenti. L'uso delle informazioni della presente pagina sarà sempre a proprio rischio e pericolo.
|