Diario:
Una giornata sullo Sciliar

Spitzbuhel (m. 1929) - Rif. Saltner - Rif. Bolzano (m. 2457) - Monte Pez (m. 2564)



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Dislivello: 635 m (fino al Monte Pez) - 528 (fino al Rif. Bolzano)

E' il mattino di una bella giornata del luglio dell'anno 2000 e non è ancora molto caldo: mia moglie ed io vogliamo ripetere con più calma un giro che l'anno precedente il tempo inizialmente un po' incerto e solo successivamente sereno aveva ritardato nella partenza. Dapprima ci godiamo la seggiovia fino allo Spitzbuhel, respiriamo l'aria frizzante e sottile, beviamo con gli occhi l'azzuro del cielo, ancora intenso e non ancora sbiancato dalle ore più mature della giornata, e l'intenso verde dell'Alpe di Siusi. Riappoggiati i piedi in terra, non riesco a trattenermi dallo scattare ancora le mie diapositive, anche se i monti sono già noti ... ma il cielo ... i colori ... non sono mai gli stessi e poi ... una nuova inquadratura ... e forse l'illusione di riuscire a portare a casa con me quei monti, quei cieli, quei colori, quello stato d'animo. Iniziamo a camminare senza tanta fatica: il primo tratto fino a Malga Saltner è leggermente in discesa e così si inizia, con occhio contemplativo e passo solerte, solo ogni tanto interrotto da una foto per una nuova inquadratura, perdendo quota. Stiamo sulla strada bianca sia per rispetto di chi lavora, raccogliendo fieno, che a fine giornata viene poratato a valle, sia per paura delle vipere, che mi pare siano abbondanti nella zona.

Dopo una brevissima sosta presso la pittoresca Malga Saltner e dopo aver guadato i fanghi di uno degli affluenti del Rio Freddo e aver ruotato il cammino di quasi 90 gradi, ci troviamo sul fianco dello Sciliar ad iniziare la dura salita tutta esposta al sole. Come l'anno precedente troviamo sul percorso persone che lavorano per la sua manutenzione. Il sentiero procede a tornanti sulla ripida fiancata, tra erba, sassi, e bassa vegetazione. Una bella scala-passerella in legno facilita un passaggio. Terminato l'ultimo tornante, vi è un lungo semianello in falso piano, ma già abbastanza panoramico, che gira attorno a Monte Pez, fino a raggiungere lo splendido rifugio Bolzano, in posizione panoramica sul gruppo del Catinaccio e sul Latemar.

Già conosco questo panorama ma mi assale il medesimo stupore, non mi sazio di vederlo, corro con lo sguardo a riconoscere le cime note e a chiamarle per nome... e pensare che ci sono persone che dicono che le montagne sono tutte uguali .... Procedo finché sono caldo per il Monte Pez, ancora salita: un sentiero prima su ghiaia e poi su roccia. Il tragitto è breve: poco più di 100 metri di dislivello. In cima la vista è a 360 gradi: a Nord l'arco alpino con i suoi giacciai, a destra Le Odle e il Puez, sotto l'Alpe di Siusi con a est il Sasso Lungo e il Sasso Piatto sullo sfondo, i Denti di Terra Rossa, e a Sud il Gruppo del Catinaccio, il Latemar, a ovest la Valle d'Isarco e a destra ancora l'arco alpino. Impossibile racchiudere lo spettacolo con uno strumento fotografico e ancora più difficile catturare quello stato d'animo, e quella serenità conquistati e costruiti passo dopo passo.

Dopo una breve sosta in cima, scendo al rifugio, dove mia moglie mi ha tenuto un posto e, seduto, posso gustarmi un piatto tipico della buona cucina. Nel primo pomeriggio il tempo incomincia a mutare. Scendiamo dunque a passo sostenuto e alle pendici del massiccio incomincia a piovere, senza fulmini per fortuna. Ci ripariamo nella Malga Saltner e poi con le mantelle procediamo in salita fino allo Spitzbuhel, dove sbuca nuovamente il sole e mi disseto con una birra fresca nell'omonimo rifugio. Soddisfatti, stanchi ma leggeri riprendiamo la seggiovia (che l'anno prima al ritorno trovammo già ferma) e rilassiamo le gambe, mentre ci accompagna il ronzio della fune d'acciao e il rumore dei trattori che nel pomeriggio in processione incominciano a trasporatre lenti lenti giù dall'Alpe di Siusi il fieno per gli animali, frutto del lavoro della giornata.

Oscar Testoni
Maggio 2001 - riveduto 8 maggio 2002

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